La Santità dei giovani

Luce d'Amore - Onlus

La Santità dei giovani

 

Nel corso dell’infanzia e della fanciullezza, la conoscenza di Gesù e l’affetto per Lui progrediscono con il contributo della scuola materna e successivamente con l’inizio della catechesi parrocchiale della prima comunione. A nove anni comincia a prendere parte agli incontri formativi di un movimento ecclesiale, quello dei focolari di Chiara Lubich che sarà determinante per la maturazione della sua spiritualità.

È particolarmente viva il lei la certezza di essere immensamente amata da Dio. Ammira la sua bontà che si rivolge a tutti i suoi figli. La sua misericordia sconfinata che ci purifica attraverso le prove, le sofferenze come la «varichina che smacchia», toglie i puntini neri, la presenza costante e attiva di Dio in noi.
La testimonianza stupenda della santità di Gesù che si dona totalmente per tutti.

 

 

La fede di Chiara si consolida progressivamente, grazie all’Eucarestia, a cui cerca di prendere parte tutti i giorni. La sua forza sarà il Vangelo. Il testo del Vangelo, che le fu regalato il giorno della prima comunione, l’abbiamo ancora. È tutto consunto dall’uso quotidiano che ne faceva oggetto, come pure attraverso l’unione sempre più stretta con Gesù. Il dialogo abituale con Lui, l’accettazione delle prove con animo umile, sereno e disponibile.

Caratteristica della sua fede è anzitutto la fermezza. Fede risoluta, senza esitazioni ….

L’influenza della fede sulla vita, una fede operosa, nel senso che influisce palesemente su tutte le decisioni che prende , la fede che la spinge a rivolgere molto spesso l’attenzione a Dio durante la giornata, a offrire a Gesù l’attività che sta svolgendo ad adempiere con diligenza e amore, i propri doveri, a trattare con benevolenza le persone, a rendersi utile a chi sta in difficoltà ricordando quel detto di Gesù : «Tutto quello che fate al più piccolo dei miei fratelli è fatto a me».

Ed è una fede caratterizzata dalla «fortezza nell’andare controcorrente», eppure questa è la scelta del cristiano. «Vivere il cristianesimo – come dice Chiara – sino in fondo» e a far fronte con serenità alle situazioni che comportano sofferenza, rinunce, sacrifici e distacchi … e l’ occasione non manca”.

Anche lei si è trovata spesso nell’alternativa in cui ci imbattiamo  noi, di abbandonarci cioè alla sfiducia o di aprirci alla speranza. Pensiamo ai casi che si presentano quando avvengono fatti spiacevoli o dolorosi, difficoltà impreviste, dispiaceri, malattie, lutti …. Oppure, quando con il pensiero guardiamo al futuro e ci coglie la paura dei mali che potranno accadere a noi o a persone a noi vicine.

O ancora quando ci chiediamo che cosa sarà di noi allorché giungerà a conclusione la nostra vita terrena. Può anche darsi che ci invada la tristezza, uno stato di smarrimento, forse anche un pessimismo abituale …. Oppure cerchiamo di allontanare questi pensieri e di evadere dalla realtà, ma questo evidentemente non risolve il nostro problema. Ebbene anche Chiara ha dovuto far fronte a vicende sgradevoli, ad avvenimenti dolorosi, a situazioni drammatiche.

Ad esempio già nella fanciullezza e a centro della derisione per il proprio impegno di preghiera, di partecipazione alla messa …..

La prova di accettare il doloroso distacco dal suo paese natio per andare a Savona per gli studi superiori. Il difficile rapporto con un insegnante e che poi le causa la grande sofferenza di una bocciatura ingiusta e il conseguente inserimento in una nuova classe …. Soprattutto, sono le rinunce causate dalla malattia, nella quale entra dolorosamente dopo una partita di tennis …

Un forte dolore alla spalla sinistra ed ecco che le cade la racchetta dalle mani. E di lì tutta una serie di esami, di visite, di controlli … Rinunce causate dalla malattia. Deve rinunciare alla scuola, al progetto di prepararsi  per diventare medico e un giorno andare in Africa, rinuncia a partecipare con gli amici alle attività del movimento, alle attività sportive, agli incontri con gli amici del paese, oltre ai dolori della malattia e al distacco dai genitori ….

Come ha reagito Chiara dinanzi a queste condizioni di difficoltà e di sofferenza? Si è fatta guidare dalla Parola di Dio che chiede di affidarsi a Lui in ogni circostanza. Dice il Salmo 33: «Benedica il Signore, in ogni tempo».

La Bibbia ci dice «confidate nel Signore sempre». Infatti sappiamo dalla fede che Dio conosce perfettamente, senza possibilità di errori ciò che è bene per ognuno di noi. Essendo bontà infinita non può volere il male dei suoi figli, ma vuole sempre il bene di ognuno essendo fedele nell’amore.. . Le sue decisioni sono sempre sante. Noi non possiamo guardare al  nostro futuro , che è immortale, con un semplice sguardo.

Dio lo può fare …. Attende da noi una disposizione di umiltà …. ammettere che siamo limitati rispetto  alla perfezione della sua sapienza e bontà,  che vede ben al di là di ciò che riusciamo a vedere noi. Con la sua provvidenza fa si che tutto, come dice san Paolo nella Lettera ai Romani, capitolo ottavo: «Concorre al bene di coloro che amano Dio».

 

 

È saggezza, quindi, per noi aderire alla sua volontà e accettare con fede le difficoltà, le   sofferenze con un atto d’amore in conformità di Gesù sofferente e crocifisso …. Tutto ciò  per il nostro progresso spirituale,  per la crescita  e per l’unione nostra con Dio,  come anche per il vantaggio a beneficio  dei fratelli, per l’edificazione  della Chiesa.

Nessun avvenimento potrà impedire a Dio di amarci, di unirci a se, di condurci alla salvezza se compiamo con obbedienza di amore la sua volontà. «Chi ci separerà dall’amore di Dio» si chiede San Paolo. Se siamo uniti a lui siamo in grado di vincere ogni ostacolo …. Chiara a questo riguardo direbbe: «fidarsi di Dio sempre».

Abbandonarci totalmente alla fedeltà del suo amore. È la comune esperienza dei Santi. Ed è stata la sua disposizione costante … ed è la stessa disposizione che Chiara suggerisce  alla mamma quando è preoccupata per il dopo: «Fidati di Dio, poi hai fatto tutto». Nel senso che ci penserà Lui, e ci pensa nel modo consono alla santità e alla bontà di Dio.

Questa fiducia chiaramente è frutto di grazia e viene concessa se la imploriamo insistentemente. Gesù ha detto: «Avrete  forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni sino ai confini della terra». Quali benefici ha ricavato Chiara dal suo incondizionato, dal suo «Sempre Sì»?

Ebbene, certamente lei ha tratto una crescita nell’amore, nell’unione più stretta con Gesù, senza alcun rimpianto:  «Così sono più vicina a Gesù». La serenità dell’animo, la pace del  cuore tanto da partecipare quella stessa serenità a coloro che le fanno visita quando è inferma. …. Tempo disponibile vissuto nella speranza  per amare e aiutare.

 

Dopo aver parlato delle virtù teologali della fede e della speranza, passiamo all’amore.

La fede in Dio amore. «Dio mi ama immensamente! » Durante la sua malattia, la fisioterapista inizia a piangere perché vede quanta sofferenza le procura. Ma Chiara le dice: «Non devi piangere, Dio mi ama immensamente!» Eppure è vero! Anche in questo momento di grande sofferenza Dio mi sta amando.

Fede nell’amore di Dio. «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Lettera ai Romani 5,5). Lo Spirito Santo ci dà la forza di amarlo nel modo da Lui desiderato.

Amare il prossimo come Dio vuole che lo amiamo. E Dio, lo sappiamo, è presente in noi e agisce per spronarci al bene e distoglierci dal male. Ci indica l’esempio di Gesù. È Lui che ci insegna come si ama Dio e come si amano i fratelli. In quali modi si è espresso l’amore di Chiara per Dio? Con il rivolgere spesso il pensiero a Lui chiamandolo «mio sposo».

E questo lo dice già all’età di 11 anni. Un giorno, mentre Chiara si trova in ospedale a Torino, va a farle visita il Cardinale Saldarini il quale resta stupito dal suo sguardo e le dice: «Hai un espressione degli occhi molto bella, come mai?» E Chiara imbarazzata risponde: «Cerco di amare Gesù!» Chiara concentrava tutte le sue forze nell’amare Gesù e nell’ascoltare e meditare la Sua Parola, ossia il Vangelo.

Un altro aspetto importante nella vita di Chiara è il senso di riconoscenza per i doni ricevuti, doni di natura e di grazia. Non possiamo non rivolgere uno sguardo di affetto e riconoscenza a Dio per tutto quello che continuamente riceviamo da Lui. Di qui il valore incomparabile dell’eucarestia e dei sacramenti.

Chiara vive dell’eucarestia. Partecipa alla celebrazione con la massima attenzione. Non sopporta che si parli accanto a lei, non si volta mai indietro. È tutta concentrata. Legge con una partecipazione accorata la Parola di Dio. Tutta la sua giornata è piena di preghiera. Una preghiera umile e fiduciosa. Un dialogo spontaneo e confidenziale con Lui.

Un dialogo che porterà avanti anche quando sarà costretta a restare a letto a causa della sua malattia. Un dialogo che le darà la forza di andare avanti con serenità e pace. Un dialogo che le permetterà di riconoscere anche le sue piccole imperfezioni, omissioni. Dirà Chiara: «Mi sento tanto piccola».

Ma a Chiara interessa compiere, per amore, la volontà di Dio. Dinanzi alla malattia lo dirà: «Io non guarirò più, l’ho capito. Devo fare la volontà di Dio e sono pronta a farlo» e più volte ripeterà: «Se lo vuoi tu Gesù, lo voglio anch’io». Ubbidire alla volontà di Dio compierla per amore. Comincia da ragazzina a compiere doveri per far piacere a Gesù. Accoglie con docilità le disposizioni della divina provvidenza: le persone, la propria vocazione, la famiglia, le condizioni di salute ….

Ecco il suo «Sempre Sì» che ritorna poi sovente con la giaculatoria: «Per te Gesù, con te Gesù». La testimonianza di Chiara raggiunge il vertice durante i lunghi mesi di malattia …. «Mamma celeste, ti chiedo il dono della guarigione, ma se non rientra nella volontà di Dio, ti chiedo la forza di non mollare mai. Consapevole del mio nulla cerco di offrire le mie sofferenze nei momenti più difficili, certa dell’amore di Dio».

Rifiuterà la morfina dicendo: «Mi toglie la lucidità e io posso offrire solo il dolore a Gesù». E quando le viene in mente che forse potrebbe desiderare il paradiso per non soffrire più dice: «Non chiedo a Gesù di portarmi in Paradiso, altrimenti sembra che io non voglia più soffrire. Mi abbandono a Lui, sarà Lui a decidere».

 

 

Dinanzi a questo eroismo, a questa perseveranza di amore così filiale, come ha risposto il Signore? Chiara ha ricevuto dal Signore dei doni straordinari. Innanzitutto ha vissuto esperienze mistiche: «Se adesso mi chiedessero se voglio camminare direi di no perché così sono più vicina a Gesù» o ancora: «Non riuscivo a scendere dalle altezze dove trascorrevo tutte le mie giornate, dove tutto è silenzio e contemplazione …..

La malattia è arrivata al momento giusto! Voi non potete immaginare qual è adesso il mio rapporto con Gesù … Soffrivo molto fisicamente ma la mia anima cantava». Ecco l’esperienza che il Signore gli ha concesso. Con questo anticipo di Paradiso si può comprendere come desiderasse giungere alla conclusione della sua vita. «Quando in cielo arriva una giovane di 18 anni si fa festa …. Gesù mi aspetta!»

La certezza del Paradiso diventa un invito a fare festa …. e il suo funerale dovrà essere una festa come fu di fatto. Ho potuto celebrare questo funerale e vi assicuro che è stato unico in tutta la mia vita.  Ecco la santità di una santa giovane. È importante far conoscere la testimonianza di giovani che non hanno dato tutto al Signore. Non hanno rifiutato nulla. E il Signore li ha premiati.”

† Mons. Livio Maritano