La grazia di credere all’Amore
Con l’uso della ragione l’uomo può giungere ad una iniziale conoscenza di Dio. A nostro beneficio, nella sua bontà ha voluto estendere questa conoscenza rivelandoci il suo disegno di amore a favore di tutti gli esseri umani.
L’ha fatto attraverso Abramo, gli altri patriarchi e il popolo di Israele, col quale concluse un’alleanza e gli donò una legge affinché gli fosse riconoscente e lo obbedisse. Suscitò i profeti per correggere le deviazioni del popolo e annunciare una salvezza che sarà estesa a tutti gli uomini.
La bontà di Dio perdona l’infedeltà e i peccati del popolo: “Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nell’amore e nella benevolenza, ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore” (Os 2, 21-22).
Dio manifesta il suo amore, più forte di quello di una madre verso il proprio figlio: “Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato (…). Io li traevo con legami di bontà, con vincolo d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia” (Os 11, 1a; 4).
Amava come lo sposo ama la sposa: “Come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is 62, 5b). Inoltre, l’amore di Dio è per sempre: “Ti ho amato di amore eterno, per questo continuo a esserti fedele” (Ger 31, 3b).
E venne il momento in cui, “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 1-2).
L’immenso amore di Dio per gli uomini si è manifestato splendidamente nella vita del suo Figlio incarnato, Gesù Cristo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).
Totalmente unito al Padre, Gesù ha costantemente ubbidito alla sua volontà: “Faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8, 29b). Fino ad affrontare la prova suprema: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22, 42b).
È ardente in modo particolare il suo affetto filiale verso la madre Maria e la indica come modello per coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
Mite ed umile di cuore, Gesù è accogliente verso le persone che accorrono per ascoltarlo.
A loro dedica molto tempo perché “sono pecore senza pastore”. Si intrattiene volentieri con malati e disabili: li esorta ad aver fede e li guarisce.
È misericordioso verso i peccatori, paterno nell’accogliere e abbracciare i bambini.
Dedica particolare cura agli apostoli e discepoli, per prepararli alla prossima missione.
Verso gli avversari è paziente ma fermo e schietto: ne deplora gli errori e l’ingiustizia della loro opposizione.
Preannuncia la drammatica conclusione della sua vita terrena, alla quale però seguirà la risurrezione.
Per la salvezza di tutti gli uomini affronta le umiliazioni e sofferenze disumane della Passione, testimoniando che “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Che cosa comporta per il cristiano il “credere all’Amore”? Esige di imitare, con l’aiuto della grazia, l’esempio di Dio: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). Così si è conformi al Maestro: “Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”. (Gv 13, 15). E quanto all’amore fraterno è chiara la sua richiesta: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15, 12).
Nel giudizio finale i giusti chiederanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? (…) Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?” (Mt 25, 37; 39). Il Figlio dell’uomo “risponderà: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).
Se alla luce della Parola rivelata crediamo fermamente nell’amore di Dio e di Gesù Cristo, dobbiamo interrogarci sulle conseguenze di una tale grazia.
All’ammirazione deve seguire un’ardente riconoscenza: “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti.
Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla,
ma in ogni circostanza fate presenti. a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù” (Fil 4, 4-7). Sempre nella costante unione con Lui: “Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3, 17).
Sinceramente pentiti per le nostre colpe, ci proponiamo di ricambiare l’amore a Dio con tutte le forze: in primo luogo, con la determinazione di compiere sempre per amore la sua volontà. Ricordiamo la ferma risolutezza della beata Chiara: «A me interessa solo la volontà di Dio. Fare bene quella nell’attimo presente: stare al gioco di Dio». Compiere cioè i doveri quotidiani con i sacrifici che comportano e aderire con umiltà alle decisioni della Provvidenza, anche quando sconvolgono i nostri progetti.
Con tali disposizioni si vince il rispetto umano e si coglie ogni occasione per annunciare l’amore di Dio a coloro che lo ignorano, mentre si aiutano i credenti a rispondere con coerenza alle richieste del Signore.
Si consolida allora in noi la certezza che «siamo immensamente amati da Dio», che decide sempre ciò che giova alla nostra crescita spirituale, si ravviva la fiducia nella sua fedeltà alle promesse e si rafforza la virtù della speranza.
Se cerchiamo di crescere giorno per giorno nell’unione con Cristo –“Per me il vivere è Cristo” (Fil 1, 21a)- giungeremo alla meta in cui sarà perfetta la nostra gioiosa comunione con Dio e “sempre saremo con il Signore” (1 Ts 4, 17b).
Allora avrà fine la fede, e Dio sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15, 28b).
† Mons. Livio Maritano
Foto: Positio Super Vita, Virtutibus et Fama Sanctitatis