Si all’amore

Luce d'Amore - Onlus

Si all’amore

Fra gli obiettivi della missione che Gesù e venuto a compiere in terra vi è la comunicazione delle verità che i discepoli debbono accogliere e dei precetti da mettere in pratica. Questi ultimi non sono semplici consigli o inviti, ma doveri assoluti da eseguire. Solo chi li osserva, infatti, dimostra di essere amato: “Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio” (Gv 14, 21). Con quale conseguenza? “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).

Il cristiano deve dunque prestare ascolto al Maestro obbedendo all’ordine di Dio: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17,5). Dio che gli chiede di osservare il comportamento di Gesù al fine di assimilare progressivamente le virtù da lui vissute. Per riuscirvi occorre che impari a contrastare l’egoismo e le altre inclinazioni al male: “Se qualcuno vuole venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).

Dall’esempio di Gesù impara a pregare, e riconosce “la necessità di pregare sempre, senza stancarsi” (Lc 18,1). In particolare, apprende a compiere in ogni istante, e per amore, la volontà di Dio: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12,50).

Guardando all’atteggiamento di Cristo, il discepolo impara ad esercitarsi nell’amore fraterno: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato” (Gv 13,34). Ma per amare e aiutare gli altri occorre essere veramente umili. E’ significativa la lezione impartita da Gesù agli apostoli col gesto della lavanda dei piedi, compito riservato agli schiavi: “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv13,15). Per amare occorre essere miti, cioè non ricambiare il male ricevuto (cfr Mt 11,29); disponibili a servire – “Io sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 22,27) come pure a perdonare e ad affrontare sacrifici: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

Ci chiediamo però se non è una presunzione da parte nostra il voler imitare un modello così elevato. Lo sarebbe se facessimo assegnamento sulle sole nostre forze. Ma noi riponiamo la fiducia nell’azione che svolge Gesù in noi: “Rimanete in me e io in voi…Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto” (Gv 15, 4-5). La nostra determinazione è sostenuta dall’energia dello Spirito: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” (At 1,2).
La grazia divina agisce in noi attraverso l’ascolto attento della Parola, la partecipazione fervorosa all’Eucaristia e ai sacramenti, la perseveranza nella preghiera, la guida dei Pastori e l’azione stimolante dei cristiani esemplari.

Questa è alla luce del Vangelo, la volontà di Dio per tutti i suoi figli: tendere a un costante miglioramento nelle virtù praticate da Cristo. Ed è esattamente quanto afferma il Concilio: “Tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità” (LG39).

† Mons. Livio Maritano